Tibby experimental

  1. Bozza Maud

    By Lato-Tibby il 19 Nov. 2021
     
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    Let everything happen to you:
    Beauty and terror
    Just keep going.
    No feeling is final.

    Devi imparare a lasciare andare le cose. Ruth P. le aveva detto questo, una volta. Maud T. Potter l'aveva guardata a fondo, in silenzio. Aveva lasciato correre il commento, senza commentarlo. Del resto di quello che pensava di lei Ruth P. non le interessava molto, ma quelle parole l'avevano fatta riflettere. C'era stato un tempo in cui sarebbe scattata a quel commento innocente, subito sulla difensiva la sua lingua l'avrebbe rimessa a posto con un commento secco su qualcosa che aveva detto o fatto che avrebbe messo subito in evidenza l'incoerenza della sua frase. Da piccola, Maud aveva reagito molte volte così. A suo modo, nonostante i lunghi silenzi e la freddezza, c'era stato un tempo in cui Maud T. Potter aveva decisamente agito prima che pensato, provato prima che compreso ciò che la circondava e aveva sviluppato la tendenza a barricarsi dietro la paura del giudizio con l'aggressività. Poi, qualcosa era semplicemente sfumato con la crescita. Così, Maud T. Potter si era semplicemente limitata a guardarla con fare laconico, senza controbattere.
    La verità era che se quelle parole fosse stata Heather a dirle, le avrebbero fatto più male. Invece, la fortuna volle che fu Ruth P. a farle notare che spesso, da fuori, sembrava incapace di perdonare. E siccome francamente le importava poco o niente della sua compagna di tirocinio, finì paradossalmente per accogliere quelle parole con minor ostilità, anzi, ci rifletté molto.
    Era arrivata alla conclusione che forse non sapeva perdonare le persone, o forse era qualcosa di diverso: nonno Harry le aveva spiegato molte volte perché era il Bambino che è sopravvissuto. Le aveva spiegato che era stato l'amore di sua madre, Lily, a lasciare un segno indelebile su di lui; nella pelle. Qualcosa che lo aveva protetto, una traccia magica talmente potente che neanche Lord Voldemort era stato in grado di spezzarla. In un certo senso, Maud lo capiva. A lei succedeva con le emozioni: lasciavano segni indelebili, profondi, dentro di lei. Non è che non riusciva a perdonare, è che non riusciva proprio a dimenticare. Orari, impegni, scadenze, erano tutte cose del mondo reale confuse che non riuscivano a rimanerle in testa. Ma le emozioni che provava, soprattutto quelle violente, che le arrivavano dritte in pieno volto senza che fosse pronta a respingerle, quelle le rimanevo dentro, sotto pelle.
    Era il motivo per cui ricordava il nome ed il volto di Marge M., che ad otto anni aveva regalato una cioccorana a tutte le bambine del parco tranne a lei. O di Vanessa P. che, quando lei si era fatta giustizia da sola rubandone una dal pacchetto di Marge, era corsa subito fuori a fare la spia. Di episodi così ce n'erano tanti, alcuni più gravi ed alcuni più innocenti, ma lei li ricordava tutti. Non perché provasse certo rancore verso Marge M. o Vanessa P. per un motivo così sciocco e avvenuto anni prima, certo che no. Eppure, non riusciva a dimenticare cosa aveva provato allora: sentiva quel preciso sentimento ancora addosso, sotto pelle.
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